L’ex capitano del Bologna, Marcello Castellini, ha parlato al Corriere di Bologna della stagione dei rossoblù e del momento di flessione che stanno vivendo complici i tanti infortuni. Ecco le sue parole.
Possono valere entrambe: il Bologna viene dal primo piccolo incidente di percorso, ma più a livello di risultati che di prestazioni. A Cagliari è stato sottotono, ma contro il Genoa ha sempre fatto la partita e in Coppa Italia non meritava di uscire: sono mancate soprattutto le finalizzazioni.
E’ comprensibile: è un giocatore anomalo, che abbina alla forza fisica una tecnica sopraffina, che oltre alla fase realizzativa ha la capacità di mandare in rete i compagni. Da ex difensore, è un attaccante che disturba molto chi deve occuparsene: tra quelli che ho affrontato io mi ricorda certe movenze di Amauri, anche se Zirkzee ha caratteristiche diverse. E dopo la partenza di Arnautovic ha tirato fuori qualità da leader.
Per un girone il Bologna ha fatto molto bene anche dietro, girava tutto a meraviglia e al minimo errore arrivava la parata: significa che c’è stata una grande prova mentale da parte di tutti. Magari a volte è girata in maniera fortunosa, poi ti ritrovi a subire gol al primo tiro in un paio di occasioni: non credo che la squadra abbia ceduto all’appagamento o all’entusiasmo che si sente in città, non mi sembrano quel tipo di gruppo né quel tipo di allenatore. Penso più che altro a un piccolo calo fisiologico che può accadere nel contesto di un campionato strepitoso: per 2-3 partite capita di pagarlo.
Finora alcune big hanno concesso più di qualcosa, ma il campionato è solo a metà: il Bologna avrà meno impegni delle competitor da qui in avanti e sarà chiamato a ripetere il girone di andata, con la barra molto alta, per infilarsi se le grandi continueranno ad avere difficoltà. A quel punto i rossoblù avranno fatto il grande salto a lungo sperato.
Il Bologna ha caratteristiche che mi piacciono molto, la gara di Coppa Italia è un esempio: ha giocato come sa, costringendo la Fiorentina a snaturarsi e mettersi a tre dietro per limitarla. La squadra di Motta gioca sempre alla sua maniera, non cambia identità: ruba palla e la conserva in modo costruttivo, ricorrendo poco o nulla al lancio lungo.
Magari non accadrà alla ripresa contro il Milan, ma quella modifica attuata dalla Fiorentina o dal Cagliari dopo i primi 25 minuti il Bologna la ritroverà spesso. E’ il destino delle squadre forti subire le contromisure. Se la butti dentro, la partita cambia e l’avversario si apre: tante in A hanno capito che a giocarsela a viso aperto con questo Bologna ci si fa male.
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